Sacro Modem

5 – Primo comandamento: esser presenti

Le modalità di presenza delle varie organizzazioni religiose sulla rete sono condizionate da una serie di fattori che diversificano lo stile di presenza di ciascuna organizzazione e anche gli obiettivi che questo cerca di raggiungere mediante internet. Qualche autore ha cercato di definire le condizioni della presenza in internet delle varie chiese sulla base di una serie di fattori culturali, demografici e dottrinali. Ad esempio N. Baym ha elaborato (Baym 1998, pp. 39-49) la seguente tabella di fattori che condizionano l’interazione: 1) il livello culturale dei fedeli, le condizioni sociali di accesso a internet, la disponibilità di software e la predisposizione all’uso di questo strumento; 2) gli scopi del gruppo: dialogici, collaborativi, ludici, di programmazione di azioni e piani, competitivi, tendenti a realizzare performance; 3) la consistenza demografica, la composizione media, l’età, la distribuzione geografica; 4) la struttura interna della chiesa, il grado di addestramento, le condizioni di ingresso, le gerarchie.

Si tratta di valutazioni indicative che hanno certo una qualche utilità orientativa. Ad esempio alcune tra le più conservatrici chiese protestanti americane hanno avuto, e in parte hanno tuttora, una forte difficoltà ad usare internet a causa del basso livello medio di competenze tecnologiche e della relativamente alta età media dei membri e questo nonostante un forte impegno delle chiese stesse in favore dell’uso religioso di internet.

Nel caso dei Mormoni la chiesa ha realizzato un forte sforzo per conquistare una visibilità in internet ma una gran parte dei fedeli, soprattutto nella fascia di mezza età, ha un uso limitato del computer, limitato praticamente solo allo scambio di email. Così la chiesa ha deciso di indirizzare molte energie proprio per accrescere la confidenza di alcuni fedeli con questo strumento. Da parte loro i Metodisti hanno invece puntato pochissimo su internet e i loro pastori hanno un basso livello di connessione. Invece i Presbiteriani, tra i primi a promuovere l’uso di internet tra i loro membri e pastori, hanno ora una fortissima rete di collegamento tra tutti i loro esponenti e utilizzano abitualmente internet per comunicazioni religiose. Proprio questi casi però, di chiese con basi sociali non troppo dissimili, dimostrano che i fattori demografici e sociali abbiano un’influenza non decisiva. E’ infatti possibile operare mutamenti nelle condizioni di presenza della chiesa su internet mediante opportune scelte pastorali e culturali, addestrare personale e fedeli, sviluppare una attiva politica di integrazione delle comunità tramite la rete, come dimostra i caso dei Presbiteriani. Le varie posizioni verso internet sono sovente mutate nel corso del tempo all’interno di una stessa chiesa o movimento religioso organizzato, e meglio della astratta considerazione di fattori sociali e demografici è assai più utile, per spiegare queste posizioni, tenere presenti le concrete situazioni storiche in cui un movimento o una chiesa si trovano ad operare. Sono condizioni storiche che hanno fatto in più di un caso saltare le attese degli studiosi. Ad esempio, da gruppi che per stile e dottrina comportano un coinvolgimento totale dei membri era lecito attendersi una certa diffidenza verso internet mentre da parte della Chiesa di Scientology, nella quale gli individui continuano la loro vita ordinaria mentre sono integrati in corsi educativi religiosi, ci si attendeva un uso attivo di internet a fine didattico o per diffondere i suoi messaggi. In realtà è accaduto che molti gruppi che chiedono un coinvolgimento forte dei membri, ad esempio neoinduisti, non hanno tardato a possedere un proprio web mentre proprio Scientology costituisce il caso esemplare del movimento religioso che più di ogni altro ha cercato di opporsi alla comunicazione tramite internet. In sostanza più che i diversi elementi delle strutture gerarchiche, delle composizioni demografiche e dei contenuti religiosi (credenze, rituali…) sono i concreti contesti storici complessivi delle varie chiese e movimenti a influenzare in modo diverso la formazione di comunità religiose virtuali e l’uso di internet.

In genere, anche in virtù di quel carattere spontaneo della prima presenza della religione in internet cui si accennava nel secondo capitolo, i web personali e non ufficiali sorgono prima di quelli ufficiali e in qualche caso, grazie alla loro autorità, continuano a mantenere un ruolo importante e riconosciuto anche dopo che web ufficiali di chiese o movimenti religiosi sono stati inaugurati. In alcuni casi, emblematici quelli dei Mormoni o di Scientology, sono sorti prima web critici, da parte di avversari o di ex membri, e poi quelli ufficiali. Ciò ha condotto sovente ad una vera e propria guerra legale per accaparrarsi i domini. Ad esempio in Germania esiste da tempo un web dedicato ai Mormoni (http://www.mormonen.de) che però nonostante la denominazione non è affatto gestito dalla Chiesa mormone bensì da un gruppo antimormone che utilizza il sito per una violenta campagna contro questa chiesa. La possibilità concreta era che in Germania un utente poco scaltro in cerca di informazioni sulla Chiesa potesse andarle a trovare in un sito che dal nome appariva ufficiale mentre invece era di critici. Non è un caso che la Chiesa mormone si sia affrettata a registrare ovunque siti simili per evitare il ripetersi del problema e abbia contemporaneamente deciso di avvalersi, per caratterizzare i suoi siti, anche della sigla alternativa LDS (Last day’s Saints). Scopo di tutte queste operazioni è di evitare che, ad esempio, una ricerca su una denominazione religiosa svolta mediante un motore di ricerca conduca l’utente verso pagine che utilizzano quella denominazione solo per criticarla. Per superare la presenza di critici alcuni movimenti religiosi hanno utilizzato anche la strategia di sviluppare una quantità estrema di siti ufficiali o semi ufficiali, al fine di soffocare numericamente i web antagonisti che utilizzassero la stessa denominazione. Una strategia di intasamento di internet destinata a mettere in minoranza i critici che però il progresso dei motori di ricerca e lo sviluppo di portali religiosi specializzati renderà presto inutile. Va però rilevato che i tempi della corsa a registrare web stanno mutando: le corti di giustizia stanno sempre più negando il diritto di usare denominazioni religiose ufficiali se comprendono chiaramente che esse sono usate a scopo di disinformazione da parte di non appartenenti a quella denominazione.

La diffusione di materiale religioso su internet comporta anche altri problemi legali, ad esempio nel caso della diffusione di materiale religioso, ad esempio formule religiose o testi sacri, considerato esoterico dalla chiesa che ne è proprietaria. Per ora il materiale coperto da copyright è sufficientemente coperto dalla magistratura che impone a coloro che lo diffondono in internet senza autorizzazione la chiusura dei web. Tuttavia web basati su località esotiche e siti mirror in rapida successione potrebbero vanificare il ricorso alla protezione mediante azione giudiziaria. Nel caso di scissioni all'interno di uno stesso movimento religioso, poi, sarà difficile stabilire a chi appartiene il copyright dei testi sacri.

Legittimazione

Il web consente anche a piccoli gruppi di guadagnare il loro spazio prescindendo dal numero di adepti: un piccolo gruppo senza sito rimarrà sconosciuto, anche se è ovvio che un web, di per sé, non garantisce celebrità: molti siti di gruppi rimangono semplicemente non visitati. Ad ogni modo il web offre pur sempre una opportunità. Gruppi che per numero e distanze geografiche sparirebbero nel resto della popolazione possono emergere e ricavare una rilevanza culturale senza rapporto con il numero di membri che li compongono. Un web ben fatto, gradevole, agile e utilizzabile con facilità e che fornisce informazioni valide procura una notevole ricaduta anche in termini di legittimazione. Una legittimità che non potrebbe essere ottenuta in altro modo. La notorietà su internet non ha rapporto necessario con il numero. Reciprocamente una cattiva fama può diffondersi su internet in modo massiccio. In altre parole internet consente ai gruppi di ottenere legittimazione e notorietà che difficilmente potrebbero ottenere in altro modo.

Non c’è rapporto, ancora oggi, tra la consistenza numerica di una chiesa o di un movimento religioso e la sua presenza sul web. Proprio i movimenti più minori sono quelli che hanno usato più estensivamente il web. Tuttavia oggi le cose stanno lentamente cambiando e le chiese più importanti hanno accelerato la loro presenza in rete. In gioco c’è il potenziale accesso a milioni di potenziali clienti: una guerra dell’informazione è già iniziata senza esclusione di colpi e proseguirà nel futuro con continue trasformazioni. Internet infatti favorisce la libertà di espressione per tutte le religioni e le fedi ma, chiaramente, anche per i critici di queste religioni e fedi.

The internet currently is, and will likely remain, a forum of free inquiry that is without parallel in the history of free speech. This is a mixed blessing for new religious movements. On the one hand, their free speech is unlikely to be impinged. On the other hand, neither will be the voice of their adversaries (Mayer 2000, p. 270)

Le informazioni sul web hanno generalmente una rilevanza che usualmente non avrebbero sui media e poiché tutte le chiese e movimenti hanno informazioni, riti e peccati che vorrebbero tenere segreti, informazioni riservate diffuse su internet spingono da una parte ad accrescere la riservatezza ma dall’altra costringono a replicare per smentire e a intervenire su internet stessa. Di fatto internet favorisce la trasparenza e questo, in un modo o nell’altro, influirà sui caratteri interni delle organizzazioni religiose. Il facile accesso dal parte degli utenti a materiale poco noto tramite altri canali aiuterà i gruppi minoritari mentre potrebbe sfavorire gli altri. Il movimento dei Neozoroastriani, ad esempio, un gruppo non proselitista assai sparso geograficamente, usa la rete per mantenere contatti tra le sue comunità e i membri, consentendo uno scambio di che altrimenti non sarebbe possibile. D’altra parte è facile che le tradizionali autorità correranno il rischio di essere contestate o, più facilmente, ignorate. Ciò rafforzerà ulteriormente il processo di privatizzazione della fede e della religione già notato dai teorici della secolarizzazione. Internet rischi di trasformarsi presto in un supermercato del sacro.